La Giunta regionale, su proposta dell’Assessore alla Sanità e alle Politiche sociali, ha approvato l’”Atto di programmazione per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2021-2023”. Le risorse sul tavolo per i tre anni ammontano complessivamente a 77.386.020 euro da destinare ai Veneti in difficoltà tramite gli ambiti territoriali sociali (ATS). In continuità con la programmazione del precedente triennio, il documento è la declinazione regionale di quello nazionale in cui sono determinate le risorse, le finalità e gli obbiettivi.
“Lo diciamo sempre e lo confermiamo con gli atti che il Veneto non lascia indietro nessuno – sottolinea il Presidente della Regione -. Usciamo da due anni pesantissimi per la nostra economia, complicati dalle conseguenze della guerra in Ucraina; i dati ce lo dicono chiaramente che la povertà aumenta così come le nuove forme di fragilità sociale. Questo provvedimento è un concreto aiuto ai cittadini più vulnerabili e alle famiglie venete in difficoltà. Da parte nostra faremo tutto quanto è in nostro potere perché neanche un soldo di questi vada nelle tasche sbagliate ossia in quelle di chi non ne ha diritto”.
I fondi sono così suddivisi: 72.356.220 euro per il rafforzamento dei servizi di presa in carico sociale per l’attuazione delle misure di contrasto alla povertà, 3.978.800 euro per i servizi dedicati alla povertà e marginalità estrema e senza dimora, 1.050.000 euro dedicati ai Care Leavers. Quest’ultimi sono quei giovani ancora vulnerabili che, una volta maggiorenni, vengono accompagnati in percorsi di crescita verso l’autonomia e l’inclusione sociale.
“Il contrasto alla povertà è un impegno sempre all’ordine del giorno della Regione – sottolinea l’Assessore alla Sanità e alle Politiche sociali – l’atto di programmazione riunisce misure, interventi e servizi promossi in tutta la Regione per favorire l’inclusione sociale di persone e famiglie, anche alla luce delle nuove vulnerabilità emerse durante la pandemia e come effetti dell’emergenza ucraina. I dati registrano un fenomeno in crescita e in evoluzione nella sua complessità. Guardando alle progettualità promosse e sostenute a livello regionale, emerge che gli utenti del Ria, il reddito di inclusione attiva, sono passati da 3.053 nel 2019 a 6.621 e che sono quasi 160.000 le persone che hanno trovato il sostegno della rete degli empori della solidarietà”.
Nella programmazione si riserva un’attenzione particolare al Pronto Intervento Sociale: servizio per fronteggiare situazioni di emergenza e urgenza nelle quali si possono trovare i cittadini in situazioni di bisogno improvviso e garantire loro un supporto immediato e qualificato.
“Con questo atto si delinea con concretezza istituzionale quell’attenzione verso la persona in difficoltà che da sempre è propria della gente veneta – aggiunge – e che in questo periodo storico si rende ancor più necessaria. Nella formulazione del documento si è tenuto conto dell’impatto generato dalla pandemia e delle sfide che ha posto al sistema complessivo dei servizi, portando con sé, oltre alle note conseguenze sanitarie, un aumento del disagio economico e sociale con forti ricadute sulla qualità della vita. La situazione socio economica precedente già aveva fatto emergere situazioni, con fasce a rischio di scivolamento nella povertà ma la pandemia le ha evidenziate ulteriormente. Vi è una parte di popolazione vulnerabile che non si trova in uno stato di povertà ma ha un rischio di trovarvisi nel futuro. La sfida dei servizi sociali è quello di anticipare i fenomeni attraverso azioni di prevenzione a sostegno dei singoli e delle famiglie”.
“Nella nostra società – conclude l’Assessore – quando parliamo di povertà, si deve considerare l’aspetto multidimensionale, ed insieme alla povertà economica, propriamente detta, anche quella educativa, abitativa, lavorativa, formativa, sanitaria, relazionale e culturale, a cui ora si aggiunge anche quella energetica per l’aumento dei costi di fornitura dei servizi, esacerbata dalla guerra russo ucraina, con effetti nel nostro quotidiano”.