Consumi: cibi ultra-processati in 1 piatto su 2

Difendere la dieta mediterranea significa tutelare l’accesso ai cibi sani, sicuri e di qualità: è una battaglia per la sicurezza alimentare, la biodiversità e la sovranità alimentare

È allarmante apprendere che circa il 50% delle diete dei Paesi sviluppati si compone di cibi ultra-processati, che subiscono numerose lavorazioni e che contengono ingredienti (additivi) che non albergherebbero in nessuna delle nostre cucine. Lo ha affermato Coldiretti al vertice ONU a Roma sui sistemi alimentari.

La dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’Umanità UNESCO dal 2010, è uno stile di vita ispirato alle abitudini alimentari che si sono sedimentate nel bacino mediterraneo nel corso di centinaia di anni. Si tramanda di generazione in generazione e vede nel consumo del pasto un momento di socialità, condivisione collettiva, atto culturale. È simbolo di salute ma anche di bellezza, legame con il territorio, prossimità, convivialità. La dieta mediterranea è il valore del cibo.

“È ancora più allarmante – sottolinea il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – assistere ai tentativi di promuovere una dieta globale, che vieta molti cibi naturali e frutto della sapienza contadina, per sostituirli con prodotti artificiali. Di fatto si vuole abrogare il concetto di dieta in nome di classificazioni ed improbabili etichettature che dovrebbero dirci cosa mangiare e cosa no, indipendentemente dalle quantità. Etichettature le cui semplificazioni ingannano i consumatori. Parallelamente prende corpo l’idea che il cibo del futuro possa venire dai laboratori, spezzando il legame millenario tra cibo, terra e natura. Si tratta di promesse disgiunte dalla realtà e prive di solide analisi scientifiche di partenza. Per primi in Italia ci siamo opposti invocando un principio di precauzione per la salute dei cittadini e per l’ambiente”.

Importanti professori medici hanno chiesto tempo per studiare la sicurezza dei cibi artificiali – ricorda Coldiretti Cuneo – ed eminenti Università statunitensi hanno stimato che questi prodotti potrebbero essere fino a 25 volte più inquinanti delle tecniche tradizionali.

“Temiamo che dietro la superficie delle promesse, si scopra semplicemente la lucida volontà di alcuni uomini e gruppi di interesse tra più ricchi e potenti del mondo, di monopolizzare la produzione e la vendita di cibo, brevettando intere filiere in un bioreattore. Pensare che la disponibilità di cibo sia nelle mani di chi può accendere e spegnere un bioreattore è inaccettabile. Non si tratta di una questione economica, ma democratica. Ha a che vedere con il diritto all’accesso al cibo e per noi questo è un diritto inalienabile dell’uomo e come tale va difeso e garantito” afferma il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

“Difendere oggi la dieta mediterranea – conclude il Presidente Nada – è una battaglia per il futuro dei nostri figli, per la loro salute e quella del pianeta, ma anche una battaglia di democrazia e giustizia sociale. Per noi si tratta anche di una battaglia per la biodiversità e per la sovranità alimentare”.

Fonte: Coldiretti Cuneo

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